Dispatcher::createUrl() miss required parameter "sb_category" for route "module-ph_simpleblog-single" Guida Cosmica per affrontare le attivazioni del corpo dei figli con meno imbarazzo e più presenza - Pelvis4Love

Pochi giorni fa ho pubblicato un pezzo molto personale sul mio blog, una di qeulle cose che restano in silenzio dentro di te per anni, finché un ricordo - tenero, buffo, imbarazzante - decide di bussare e dire: "Ehi, ti ricordi di me?"

 Era la mia prima volta.  La prima volta in cui il mio corpo ha fatto qualcosa di nuovo. Qualcosa che io non capivo. Qualcosa che, invece, gli adulti intorno a me hanno interpretato come "zozzo".

 

Mi* figli* ha avuto la sua "prima volta" ..e ora?

E ora che siamo adulti - genitori, educatori, nonni, zii, fratelli o sorelle maggiori - tocca a noi cambiare questa narrazione.

Perché ogni bambino, ogni adolescente, prima o poi, incontrerà quella stessa "prima volta".

Quella in cui il corpo si attiva. Reagisce. Cambia.

E farà domande. O forse non le farà, se penserà che è meglio tacere.

Ed è lì che possiamo fare la differenza.

La "prima volta" non è mai una sola.

Spesso pensiamo alla "prima volta" come qualcosa che ha a che fare con la sessualità adulta. Ma in realtà, ce ne sono tantissime.. e molto più precoci.

Ci sono le prime erezioni spontanee, spesso notturne. - Le prime mestruazioni, a volte attese, a volte vissute come un piccolo shock.

I primi peli, la voce che cambia, gli odori diversi, la pelle che si modifica. - I primi pensieri nuovi sul corpo, su se stessi, sugli altri.

I primi "perché mi sento così?", anche senza parole per descriverlo.

Il corpo cresce. E ci parla. E quello che noi adulti rispondiamo - con parole, silenzi, sguardi o battute - può costruire ponti o muri.

Ma perché ci imbarazziamo così tanto?

Spesso, semplicemente, perché nessuno ha mai parlato con noi. Perché ci siamo cresciuti dentro, a quel mix di pudore e silenzi. A volte ci vergogniamo, altre volte pensiamo che "non è il momento", oppure ci sentiamo impreparati.

Ma ecco una cosa importante da sapere: non serve avere tutte le risposte. Serve solo esserci. Con presenza. Con ascolto. Con quella frase che dice: "Va tutto bene. Il tuo corpo funziona. È normale."

Cosa possiamo fare da genitori?

 

Non c'è un manuale perfetto, ma ci sono piccoli gesti che possono diventare grandi rivoluzioni nella relazione con i nostri figli.

  • Parlare prima che succeda. Non serve aspettare l'evento per introdurre l'argomento. Già dai 4-5 anni si può parlare del corpo con parole semplici, dando i nomi corretti, togliendo mistero dove c'è solo biologia. Bastano frasi brevi e quotidiane: "Il tuo corpo cambierà piano piano. Quando succederà, ne parliamo insieme."
  • Non trasformare in tabù ciò che è fisiologico. Se vediamo un'erezione spontanea o un interesse corporeo, possiamo dire qualcosa tipo: "Il tuo corpo è vivo, reagisce a tante cose. È normale." Non serve aggiungere significati adulti: basta normalizzare, senza ridicolizzare nè drammatizzare.
  • Dare parole, non giudizi. Quando un figlio chiede (o non chiede, ma lo leggiamo negli occhi), possiamo offrire le parole. Non "zozzo", non "non si fa", ma: "Succede a tutti. Anche a me è successo. Ti va se ne parliamo insieme?"
  • Fare pace con il nostro passato. Prima ancora di parlare ai nostri figli, possiamo provare a parlare a quel bambino o a quella bambina che eravamo. Che forse si è sentito sbagliato. Che forse non ha avuto risposte. E da lì, cambiare registro. Dare oggi quello che ci è mancato ieri. 

Non si tratta di "spiegare il sesso".

Si tratta di educare all'affettività e alla corporeità. Di aiutare i bambini e adolescenti a riconoscersi nel proprio corpo, senza paura. 

Di insegnare che emozioni e sensazioni hanno un senso, e che possono essere esplorate con rispetto, per sé e per gli altri.

Non è facile. Ma è possibile. E ogni "va tutto bene" detto con consapevolezza è un piccolo atto d'amore.

Un messaggio per te, genitore.

Se sei qui a leggere, vuol dire che ti importa. E già questo ti rende un genitore presente.

Non devi sapere tutto, ma puoi scegliere di esserci. Di imparare. Di crescere insieme a loro. E se sbagli? Si può chiedere scusa. Si può rimediare. 

Perché il corpo non è una vergogna da correggere, ma una casa da abitare.

La prossima volta che succede qualcosa che non capisci.. chiedi. La prossima volta che tuo figlio ti guarda strano.. ascolta.

E se ti viene da dire "che zozzo" ..respira. E dì: "Va tutto bene. Sei vivo. Stai crescendo. E io ci sono."

Se questo articolo ti ha risuonato o ti ha fatto venire in mente un tuo ricordo, scrivimi.

Il corpo ha memoria. E anche le parole possono guarire.

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Cosmo Buonomo

Educatore sessuale e Sextoy Expert.

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