Il silenzio non protegge, confonde.

"Mamma, come nascono i bambini?" - "Eh.. poi te lo spiego." - Spoiler: non me l'ha mai spiegato.

"Papà, perché i maschi hanno il pisellino e le femmine no?" - "Non si dicono certe cose!" - Traduzione: arrangiati.

E così si cresce. Tra silenzi imbarazzanti, risposte vaghe e un grande calssico: il non detto.

Cosmonautə, lo sappiamo bene: il sesso è ovunque, tranne dove servirebbe davvero. Sui social, nei film, nelle pubblicità dei profumi in cui tutti sembrano semrpe a un passo dal fare sesso (ma senza mai farlo davvero).

Eppure, quando è il momento di parlarne sul serio con i nostri figli, con i più giovani, con noi stessi il vuoto cosmico.

Quando ero piccolo, a casa mia non si parlava di certe cose. Afffetto? Poca dimostrazione. 

Parlare sul corpo e sulle emozioni? Classico top secret.

Non che i miei genitori non mi volessero bene, ma certe cose semplicemente non si dicevano, non si facevano, non esistevano.

Poi c'erano i miei nonni materni.

Loro sì che erano diversi: si tenevano per mano, si cercavano, si parlavano con dolcezza. Non ho mai avuto una lezione su cosa fosse l'amore, ma bastava guardarli per capirlo.

Mio nonno, però, veniva da un'epoca e da una famiglia dove il patriarcato era la regola. 

Lui era il capo, il pilastro, il punto di riferimento. Eppure, dentro a quel modello antico, c'era qualcosa che sembra quasi rivoluzionario: il rispetto per sua moglie.

E poi c'era il suo concetto di "educazione sessuale", che si riassumeva in una strategia tanto semplice quanto discutibile: mettermi davanti alla TV e lasciarmi lì.

"Cin cin, cin cin, ricoprimi di baci.."

Se siete nati tra gli anni '80 e '90, sapete già dove sto andando a parare. Ogni sera, puntuale come la sigla del TG1, mio nonno accendeva la TV e mi piazzava davanti a Colpo Grosso.

Sì, Colpo Grosso. Sì, le ragazze Cin Cin. Sì, lo stacchetto:

"Cin cin, cin cin, ricoprimi di baci.."

"Cin cin, cin cin, assaggia e poi mi dici.."

Io avevo quattro/cinque anni.

Non capivo cosa stessi guardando, ero solo ipnotizzato. Quelle luci, quelle musiche, quei colori sgargianti, quella sigla che mi rimaneva in testa.

Mi incantava. Mi è rimasta dentro.

Eppure, è anche a quell'età che nei Paesi più avanzati si inizia ad insegnare educazione affettiva e sessuale.

A quattro cinque anni si possono già impararare concetti fondamentali:

  • Il rispetto del corpo (proprio e altrui)
  • I confini personali ("Puoi dire NO se non vuoi un bacio o un abbraccio")
  • Il nome corretto delle parti intime (senza vergogna)
  • Le emozioni (e come riconoscerle)

Io, invece, non ho avuto nulla di tutto questo perché per mio nonno, quello era il modo giusto di "insegnarmi la vita".

Ho avuto le ragazze Cin Cin che ballavano e sorridevano, e un ritornello che ancora oggi potrei cantare a memoria.

La sessualità nell'infanzia esiste, ma non è quella che pensi.

 

Ogni volta che si parla di educazione affettiva e sessuale per i bambini, c'è sempre quell'amicə di un amicə che dice: 

"Ma non sono troppo piccoli?"

Risposta breve: NO.

Risposta lunga: l'educazione sessuale inizia dalla nascita (lo dice anche l'OMS, quindi se avete obiezioni, prendetevela con loro). Ma no, non significa parlare di orgasmi a un bambinə di cinque anni. Significa insegnargli il rispetto, il consenso, l'ascolto, il diritto di dire "no" se qualcosa lo mette a disagio. 

Un baminə che sa dire "Questa è la mia vulva" o "Questo è il mio pene"  sta già ricevendo educazione sessuale.

Un bambinə che vede i suoi genitori trattarsi con rispetto, anche nei litigi, sta già imparando qualcosa sull'affettività.

E poi c'è il corpo: i bambini lo esplorano, si toccano, fanno domande. È normale. È crescita. Non è sporco, non è sbagliato. Non è un problema.

Se a casa il sesso è un argomento fantasma, se il corpo è qualcosa da coprire e l'affetto è visto come un tabù, il messaggio che passa è chiaro: "Queste cose non si dicono"

E se non si dicono, non esistono. E se non esistono, nessuno sa come gestirle. E se nessuno sa come gestirle.. beh, le impariamo nei peggiori modi possibili.

Ecco perché  chi non ha le parole, non ha nemmeno gli strumenti per difendersi.

Educare presto significa educare meglio.

No, non si tratta di "far crescere in fretta i bambini". Si tratta di accompagnare la loro crescita con le parole giuste, con gesti di cura, con la capacità di ascoltare.

Un bambino che impara presto a riconoscere i propri confini, saprà difenderli anche da adulto. Un adolescente che riceve una buona educazione affettiva e sessuale, sarà un adulto più consapevole, empatico e rispettoso.

E per chi pensa ancora che certe cose siano "troppo", c'è una sola domanda:

Preferisci che tuə figliə impari da te o da un video su Pornhub?

Conclusione: iniziamo a parlarne.

 

Parlare di educazione affettiva e sessuale sin da piccolə non è pericoloso. È necessario.

Non serve sapere tutto, basta iniziare. Guardare con più attenzione ai gesti, alle parole, ai silenzi.

Perché imparano da ciò che vedono. Ma anche da ciò che non vedono.

E ora, Cosmonautə, ditemi: di cosa avete paura dell'educazione sessuale?

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Cosmo Buonomo

Educatore sessuale e Sextoy Expert.

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